Elogio alla vita attraverso gli occhi di un grande artista, Massimo Troisi

Elogio alla vita attraverso gli occhi di un grande artista, Massimo Troisi

Elogio alla vita attraverso gli occhi di un grande artista, Massimo Troisi 1920 1280 Irene Di Lelio

Massimo Troisi è stato un attore di grande statura morale e artistica.
È stato capace di parlare, attraverso i suoi film, ad artigiani, intellettuali, cineasti e… chi più ne ha, più ne metta.
Come accade a tutti i grandi, l’eco della sua voce continua a risuonare nell’etere e a fare del bene alle nostre coscienze.
È stato un attore, regista e sceneggiatore che ha messo tutto il cuore nel suo lavoro.
La scena, sia essa teatrale o cinematografica, è una lente d’ingrandimento sull’Essenza di chi la attraversa. Recitare, scrivere o dirigere con il cuore è un dono enorme che un artista possa fare all’umanità perché dà la possibilità alla sua arte di non essere dimenticata, rendendola davvero una voce eterna.
Il cuore in Troisi lo si percepisce dai piccoli gesti, dallo scintillio delle pupille, dalla grazia e il rispetto che aveva nello scrivere e interpretare i suoi personaggi.
Una delle caratteristiche predominanti, a mio parere, è la possibilità di leggere l’umiltà dell’uomo di fronte agli eventi della vita, nascosta dietro ogni ruolo interpretato.
Massimo Troisi ha cantato le voci di persone semplici, ha dato la possibilità al suo pubblico di sorridere nonostante la drammaticità, a volte, delle vite che intrepretava.
Il suo umorismo, vicino a quello melanconico pulcinelliano, è riuscito a parlare di vita, di morte, di angeli, di Dio, d’amore, di poesia, di analfabetismo, di politica, di arte, di ilare crudeltà, con estrema grazia. Una grazia quasi femminile nella sua delicatezza.
Il postino, eccelso film del 1994 di cui ha curato la sceneggiatura e ne ha interpretato il protagonista, mette in luce una malinconia che si nasconde spesso dietro ai volti dei grandi comici e che è stata premonitrice dei fatti accaduti il giorno successivo la chiusura delle riprese. Grande artista che era così fortemente connesso alla sua Anima, come Lucio Dalla, da sentire in qualche parte del suo Essere che quello sarebbe stato il suo ultimo film.
La capacità di chiudere una meravigliosa carriera parlando di Dante e di Neruda, penso sia una chiave di lettura di un’intera esistenza piena di grazia e poesia e che ha lasciato questa vita forse troppo in anticipo.
È un peccato perché artisti veri che siano consapevoli della grande responsabilità che abbiamo come operatori culturali, sono rari. Anzi, rarissimi. E i pochi che ci sono, hanno la bocca tappata da lacci che le grandi istituzioni di potere utilizzano per frenarli, nascondendosi dietro a mode e virtuosismi.
È un peccato, perché in fondo chi si occupa di arte o cultura sa di poter parlare direttamente al cuore delle persone che, molto spesso, si affidano a ciò che vedono a braccia aperte e senza pregiudizio.
E lanciare messaggi d’amore, grazia e rispetto per la vita e per gli esseri umani, è qualcosa che Massimo Troisi sapeva fare raccontando le sue favole, con grande maestria e altrettanta semplicità.
Il mastro mascheraio e burattinaio Giancarlo Santelli, ahimè anche lui dimenticato dai più sia in vita che dopo la morte, un giorno aprì una cassa e tirò fuori una maschera, più grande e più bella delle altre esposte nel suo laboratorio. Me l’ha messa in mano e ha detto:
“Questa l’avevo fatta per Massimo Troisi, con il suo calco. È Pulcinella. Ma lui poi è morto e non so mai riuscito a dargliela”.