PROLOGO
Terra.
Luce abbagliante.
Appare il Mago.
MAGO:
Questa è la fiaba, mio caro lettore,
d’un animale e del suo amore.
È ambientata lontano, lontano da qui,
e per noi non è semplice dirigerci lì.
Tartaruga è al centro di questa storia
degna d’esser in ogni memoria.
Il suo destino era uscire dal mondo,
e di dar vita al suo bel sogno.
Sei curiosa, è vero, o dolce anima?
Raccontiamo allor l’impresa titanica.
Questa fiaba ha sede nel cielo blu,
su una Stella chiamata Ari-Umulù.
È un astro di ghiaccio bianco e blu,
non se ne vedon così da quaggiù.
Un tempo era tutto coperto di oro,
e l’aria sapeva di fresco alloro.
Come arrivarci? È un segreto nascosto
che troverai pensando a quel posto,
dove tutti noi vorremmo volare,
quando la Terra ci comincia a stancare.
È un pianeta dove l’amico Tempo
scorre lento, mentre qui nel frattempo
le persone si amano e si separano
e le piante verdi a dormir si preparano.
In questa mia sacca piena di oggetti
c’è una magia nascosta agli abietti.
È una magia che odora di mela,
di dolce cannella e di atmosfera.
È l’atmosfera che a volte si crea
quando, ad esempio, ci viene un’idea.
Quando guardiamo due candidi cuori
che sono stracolmi dei loro amori.
Ma di Tartaruga stavamo parlando,
che è seduta dove stiamo andando,
con una domanda ancora nascosta
ma che avrà presto la sua risposta.
Ti chiederai: “ma quale risposta?”
Ognuno fa a un certo punto una sosta.
Sosta dalla vita che scorre veloce
per interrogarsi su ciò che lo nuoce.
Per trovare il senso dell’esistenza
che non è detto sia nell’apparenza
del nostro corpo che spesso ci è estraneo
e che, si sa, è sol temporaneo.
Proseguiamo allora col nostro racconto
e dirigiamoci in cerca di quel tramonto
che tutti noi vorremmo guardare
quando di Terra ci cominciamo a stancare.
Il Mago scompare.
SCENA PRIMA
Stella Ari-Umulù.
Poche zolle di terra.
Lago ghiacciato di acqua dorata sul quale fluttua, sospesa, una zolla di terra.
Su di essa, a sua volta, fluttua sospesa una panchina di legno. Di fronte,
Salice Piangente di cristallo.
Tartaruga è seduta sulla panchina a contemplare il grandissimo albero.
Appare il Mago.
MAGO:
Siamo sulla Stella Ari-Umulù,
con fasci di luce bianchi e blu.
Il tempo qui scorre lentissimo
ma tutt’intorno è luminosissimo.
Zolle di terra disposte a costiera
sembran fluttuare nell’atmosfera.
La Stella di acqua è ricoperta
e un lago ghiacciato la rende deserta.
S’una panchina fatta di legno
c’è uno sguardo in cerca d’un segno.
Il segno è l’albero cristallizzato
il bellissimo Salice, un tempo dorato.
Tartaruga seduta su quell’asse di legno,
contempla le stelle in cerca del segno.
Dialoga con il cristallo ghiacciato
chiedendosi come lì fosse approdato.
Il Mago scompare.
TARTARUGA:
Bello sei… non so neanche quanti giorni sono passati da quando ho iniziato a contemplarti. Strana la vita vero? Fino a poco tempo fa ero sulla Terra con un’altra coscienza. Ero nell’acqua che mi sembrava mi inghiottisse… e adesso invece sono sospesa nell’universo. Come ci sono arrivata non lo so proprio. Pensandolo intensamente, dici? Può essere… ma non basta mica! Eh… io continuo a parlarti e tu non rispondi… lo so che non puoi rispondermi… Guarda che bei rami che hai, lunghi lunghi.
Toccano il lago ghiacciato per quanto sono lunghi. Forse sono stati proprio i tuoi rami a ghiacciarlo… Forse prima qui non era sempre inverno.
Forse non c’era la neve. E forse non era disabitato. E forse tu prima parlavi e non eri fatto di cristallo! Magari prima eri come tutti i salici piangenti della Terra! Chi è che ti ha ghiacciato?
Dall’acqua del lago ghiacciato, compare l’Eremita.
EREMITA:
Sono stati gli Amanti.
Tartaruga salta giù dalla panchina per la paura.
TARTARUGA:
Oh!! Per tutte le onde anomale del mondo! Ma ti sembra il modo di spuntare all’improvviso? Chi sei? Che ci fai qui?
EREMITA:
Penso che per trovare la risposta, solamente a una delle tue domande, dovresti camminare, in solitudine, per anni.
Silenzio
TARTARUGA:
Chi sei?
Silenzio
TARTARUGA:
Allora?
Silenzio
EREMITA:
Sono quello che ti ha portata qui.
TARTARUGA:
E perché?
EREMITA:
Perché me l’hai chiesto tu!
TARTARUGA:
No, no, io non ti ho chiesto proprio niente. Non ti conosco!
EREMITA:
Si invece… Mentre nuotavi beata con le tue sorelle hai espresso un desiderio. Hai guardato il cielo e hai detto: “perché sono nata tartaruga? Io non mi sento tartaruga. Sono stanca di nuotare in questo mare nero. Vorrei vivere su una stella”
TARTARUGA:
Ihh! (tra sé) Come fa a saperlo? (all’Eremita) E poi?
EREMITA:
E poi, niente! Sei arrivata qui.
TARTARUGA:
Come?
EREMITA:
Magia.
TARTARUGA:
Tu fai le magie?
EREMITA:
Tu hai fatto la magia.
TARTARUGA:
È impossibile.
EREMITA:
Nulla è impossibile.
Tratto da “Storia di una Tartaruga che voleva diventare un Salice Piangente”
un libro di Irene di Lelio – Bookabook Edizioni