La vera essenza

La vera essenza

La vera essenza 1920 1280 Irene Di Lelio

Ragionavo su quanto, molto spesso, ci identifichiamo con la nostra personalità, con ciò che l’ipnologo e ricercatore Jimmi Fascina chiama “l’involucro fisico”.
È interessante scoprire ad un tratto della propria esistenza che quell’essere che si muove, si comporta, reagisce agli accadimenti della vita, non sia realmente chi siamo. Il nostro “Sé” più profondo è qualcosa di molto più vasto, ed è proprio questa sua grandezza che non ci permette di percepirlo con i sensi, di afferrarlo.
L’involucro è pieno di regole, nozioni, convinzioni, vulnerabilità e, soprattutto, paure.
Queste paure, per la maggior parte del tempo, ci bloccano e ostacolano la vera espressione di noi stessi, di quella parte vasta di noi che, in realtà, non conosciamo.
Succede spesso che a metà di una vita una persona decida di cambiare percorso, di esplorare nuove idee di sé. In questo caso si tratta di un esempio lampante, ma è un cambiamento che può accadere a chiunque, esprimendosi in diverse forme ed intensità.
Quando rincontriamo queste persone, a distanza di tempo, ci rendiamo conto che non sono più le stesse, che le loro rigidità bloccanti sono sparite, che sono diventate amorevoli, comprensive, empatiche…. Com’è possibile? Se chiediamo loro “Cosa ti è successo? Sei un altro!”, magari ci sentiamo rispondere “Sì, sono rinato!”.
Ebbene, è proprio quella rinascita che ha definito il passaggio da uno stato di coscienza ad un altro, dalla personalità all’allineamento con la loro Anima. Sono questi i casi nei quali quella parte vasta di Sé li sta guidando, per mettere in moto la ricerca del vero essere.
Quando diventiamo coscienti delle nostre paure profonde, dei nostri schemi mentali e comportamentali, delle nostre reazioni automatiche, diamo il via a questo processo di rinascita. È nella coscienza che troviamo finalmente la possibilità di scelta. È nella coscienza che scopriamo davvero chi siamo, perché siamo in grado di integrare quell’ombra che vive e si alimenta dentro di noi e che ci blocca, ci sabota e ci fa sentire delle nullità. È diventando consapevoli che riusciamo a scegliere se rimanere nell’incoscienza per paura di esplorare un nuovo Sé o se buttarci e affidarci a quella parte vasta di noi tutta da esplorare. Vivere tutta la vita pensando di essere qualcuno ed improvvisamente realizzare di non esserlo davvero, può risultare spaventoso. È per questo che la nostra più intima verità fa paura. Soprattutto se questa va confessata a noi stessi. Paradossalmente siamo la persona di cui abbiamo più timore.
Il Dottor Joe Dispenza, chiropratico e ricercatore nei campi della neurologia, neurofisiologia e funzione cerebrale, dice che per trovare il proprio vero Sé occorre disperdersi nel Nulla per diventare Tutto, passare da un Tempo a Nessun tempo e da uno Spazio a Nessuno spazio accedendo, così, al Campo Unificato o Campo Quantico dove sono già presenti, nel momento presente, tutte le possibilità di espressione del nostro Essere. Accedendo al Campo Unificato, diventiamo vortici che attraggono il futuro, avvicinandoci sempre più al nostro vero Sé – che è diverso dalla nostra personalità – .
Attuando questo fondamentale cambiamento, non cadremo più nella trappola che agisce in un ambiente spazio-temporale lineare della “Materia che cerca di modificare la Materia”. Entreremo invece nel regno delle infinite possibilità, passando dall’essere Qualcuno a essere Nessuno, distaccandoci dagli oggetti-situazioni-tempi-luoghi a cui la nostra personalità condizionante ci lega giorno per giorno, sulla base delle esperienze del passato. In questo caso si tratta di un contesto predeterminato, poiché la nostra personalità continua a riprodurre “meccanicamente” un vissuto quotidiano/possibile futuro, sulla base delle esperienze passate. Approcciandoci alla realtà come ad una serie di fenomeni orchestrati da un’idea di causa-effetto, continueremo ad essere “materia che cerca di modificare la materia” e, come spiega Joe Dispenza, questa operazione richiede tempo e potrebbe ingabbiare le nostre infinite potenzialità creative, facendoci vivere con ansia e stress il nostro quotidiano e l’idea di un possibile futuro basato su delle aspettative empiriche.
Allinearci al nostro vero Sé, alla nostra Anima quindi, permette di sentirci più integri e connessi a qualcosa di più grande della finitezza umana.
C’è un’immagine che mi ha particolarmente colpita nelle conferenze del Dottor Joe perché la trovo molto poetica ed allo stesso tempo sintetica:

“Tra il vecchio Sé ed il nuovo Sé c’è un fiume da attraversare”

Questo fiume è l’ignoto. È tutto ciò che è possibile e che non conosciamo ancora.
Il nostro corpo, abituato a quell’ambiente lineare predeterminato, non si fida. Attraversare quel fiume significa affidarsi, permettersi di non controllare il risultato. Ed è questo che dà vita al nostro vero Essere, al nostro futuro che ci attende in un campo di infinite possibilità.